La ventilazione polmonare protettiva con l’uso di basso volume corrente e pressione di fine espirazione positiva è considerata la migliore pratica clinica nella cura di molti pazienti con malattia critica.
Tuttavia, il suo ruolo in pazienti anestetizzati che devono essere sottoposti a chirurgia maggiore non è noto.
In uno studio multicentrico, in doppio cieco e a gruppi paralleli, 400 adulti a rischio da intermedio ad alto di complicanze polmonari dopo chirurgia maggiore addominale sono stati assegnati in maniera casuale a ventilazione meccanica non-protettiva o a una strategia di ventilazione polmonare protettiva.
L’esito primario era un composito di complicazioni maggiori polmonari ed extrapolmonari presentatesi entri i primi 7 giorni dopo la chirurgia.
I due gruppi di intervento avevano caratteristiche simili al basale.
Nell’analisi per intention-to-treat, l’esito primario si è presentato in 21 dei 200 pazienti ( 10.5% ) assegnati alla ventilazione polmonare protettiva, rispetto a 55 dei 200 ( 27.5% ) assegnati a ventilazione non-protettiva ( rischio relativo, RR=0.40; P=0.001 ).
Nel periodo di 7 giorni dopo l’intervento chirurgico, 10 pazienti ( 5.0% ), assegnati a ventilazione polmonare protettiva, ha richiesto ventilazione non-invasiva o intubazione per insufficienza respiratoria acuta, rispetto a 34 ( 17.0% ), assegnati a ventilazione non-protettiva ( RR=0.29; P=0.001 ).
La lunghezza della permanenza in ospedale è risultata più breve nei pazienti trattati con ventilazione polmonare protettiva rispetto a quelli che hanno ricevuto ventilazione non-protettiva ( differenza media, -2.45 giorni; P=0.006 ).
In conclusione, rispetto a una pratica di ventilazione meccanica non-protettiva, l’utilizzo di una strategia di ventilazione protettiva in pazienti a rischio intermedio e alto che si devono sottoporre a chirurgia addominale maggiore, è risultato associato a migliori esiti clinici e a un utilizzo ridotto di terapie mediche. ( Xagena2013 )
Futier E et al, N Engl J Med 2013; 369: 428-437
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